Ezio Gamba lascia i Carabinieri per andare a vincere il primo oro del Judo
I Giochi della XXII Olimpiade resteranno impressi nella memoria degli appassionati per aver regalato all’Italia la prima medaglia d’oro in assoluto nel judo. Un’arte marziale spettacolare, che fece il suo esordio olimpico a Tokyo nel 1964 e che dopo otto anni di assenza ritornò a Monaco nel 1972.
Il grande protagonista di quella giornata memorabile fu Ezio Gamba, uno dei più grandi interpreti della disciplina, inserito insieme al suo maestro, Franco Capelletti, nella International Judo Hall of Fame. Gamba iniziò a praticare judo quasi per caso: a sette anni si iscrisse alla gloriosa società Forza e Costanza di Brescia per correggere una gracilità fisica. All’inizio venne seguito dal maestro Mario Bernardini, ma nel 1970 diventò allievo proprio di Capelletti, che insieme al maestro Masami Matsushita, rappresentava un punto di riferimento per il judo nazionale.
Nel 1975, l’allora presidente della FILPJ, Augusto Ceracchini, radunò nel Centro di Preparazione Olimpica di Roma una rosa di giovani judoka, tra cui Gamba, Felice Mariani, Angelo Fetto, Sandro Rosati, Mario Diminelli e Mario Vecchi, sotto la guida del maestro giapponese Matsushita. Allenamenti massacranti che Gamba dovette condividere con l’impegno per lo studio, per conseguire il diploma di perito elettrotecnico. I primi risultati iniziarono ad arrivare, così come la convocazione per i Giochi Olimpici di Montreal 1976.
L’allora 17enne bresciano venne eliminato dal sudcoreano Lee Chang-Sun ai quarti di finale, ma fu comunque protagonista di una prova positiva, al pari della squadra azzurra, che con Mariani si aggiudicò il bronzo nei leggeri. Nel quadriennio successivo, una serie di sconfitte in finale tra juniores ed assoluti sembrarono minare la sua capacità di poter conquistare qualche titolo, mentre qualcuno iniziava a pensare che potesse essere un eterno secondo.
Ai Mondiali di Parigi del 1979, però, seppur sconfitto in finale dal giapponese Miro Katsuki, superò in semifinale il britannico Neil Adams, sua bestia nera, ma soprattutto, guadagnò la piazza d’onore interrompendo il dominio degli atleti del Sol Levante che per sei edizioni consecutive avevano egemonizzato la finale iridata.
L’Olimpiade di Mosca, quindi, rappresentò un crocevia fondamentale per la sua carriera. La vigilia, tuttavia, non fu particolarmente serena. Il boicottaggio del blocco occidentale, che alla fine produsse il compromesso della partecipazione di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, senza la presenza degli atleti militari, rappresentò per Gamba motivo di grande sofferenza. L’azzurro, infatti, era un effettivo in forza all’Arma dei Carabinieri e chiaramente non avrebbe potuto partecipare ai Giochi moscoviti, un sogno che stava per svanire. Si consultò con il suo maestro e prese la decisione di presentare domanda di congedo. Nel frattempo si allenò da solo, con un gruppo di amici, senza sapere quale potesse essere l’esito finale della domanda.
Una situazione di grande tensione, che si risolse poco prima di volare a Mosca. Una vigilia comunque tormentata, in quanto il maestro Capelletti fu costretto rimanere in Italia, mentre Gamba riuscì ad allenarsi solo grazie alla disponibilità di due judoka di San Marino. Il grande giorno era arrivato ed una volta salito sul tatami l’azzurro trasformò la tensione in una carica agonistica che fece la differenza. Nella prima sfida del gruppo B, vinse nettamente con il kuwaitiano Fahad Al-Farhan, per poi imporsi solo ai punti con il francese Christian Dyot. Nei due match successivi, con un doppio ippon, superò rispettivamente il nordcoreano Kim Byong-Gun e il mongolo Raudangiin Davaadalai.
Un risultato che lo portò a giocarsi la medaglia d’oro con l’avversario di sempre, il britannico Adams, giunto in finale con tutte vittorie prima del limite. Un testa a testa equilibrato per i due quasi coetanei, divisi all’anagrafe da soli trentaquattro giorni di differenza. Sette minuti di grandi emozioni, con l’atteso verdetto dei giudici. Le bandierine bianche si alzarono, proclamando l’azzurro vincitore. Gamba si inginocchiò, ma si rialzò velocemente con le braccia al cielo in segno di esultanza per poi abbracciare l’avversario.
Quel bambino gracile era diventato uomo. Il cammino olimpico di Gamba continuerà a Los Angeles, quattro anni dopo, dove conquisterà l’argento. Ma il destino lo rivuole a Mosca. Dal 2009 allena la nazionale di Judo russa che a Londra 2012 conquista le prime medaglie d’oro nella disciplina. Quel bambino gracile era diventato uomo. Il cammino olimpico di Gamba continuerà a Los Angeles, quattro anni dopo, dove conquisterà l’argento. Ma il destino lo rivuole a Mosca. Dal 2009 allena la nazionale di Judo russa che a Londra 2012 conquista le prime medaglie d’oro nella disciplina.