Cosimo Pinto succede a Cassius Clay, trionfo nei medio massimi
Prima l’angoscia, poi il sollievo ed infine la felicità. Tre stati d’animo per descrivere una storia olimpica datata 23 ottobre 1964. Protagonista assoluto Cosimo Pinto, vincitore della medaglia d’oro a Tokyo nei medio massimi, quattro anni dopo il grande Cassius Clay. Nato e cresciuto a Novara, dove iniziò a boxare tra le file della squadra locale Falconi Novara Boxe, a 20 anni era, con Giulio Saraudi (bronzo ai Giochi di Roma 1960), il miglior mediomassimo dilettante in Italia.
Lungo la strada che lo porta al titolo, Pinto supera nell’ordine l’olandese Rudi Lubbers (5-0), il tedesco Jurgen Schlegel (4-1) e il bulgaro Alexander Nikolov. In semifinale, sembra cedere sotto i montanti di Nikolov e viene contato due volte. Resiste, trova un barlume di lucidità e sfera una serie di jab, mandando al tappeto per ben tre volte l’avversario. Nel terzo ed ultimo round s’impone per ko tecnico.
In finale, quindi, il successo arriva sul sovietico Aleksej Kiseljev. Un incontro poco spettacolare sia dal punto di vista tecnico che agonistico. La goffagine di Kiselev è tale che Pinto sembra esserne addirittura disorientato. Il sovietico non fa altro che menar colpi bassi ed imprecisi, viene pure ammonito. Nell’ultimo round solamente Kiselev riesce a centrare tre buoni sinistri, ma Pinto, che ha ormai vinto l’incontro, incassa bene e resiste tranquillamente fino alla fine, regalandosi un’impresa inaspettata con il punteggio di 3 a 2. Il sogno di quel ragazzo di 21 anni diventa realtà, una splendida realtà, il secondo trionfo del pugilato italiano ai Giochi Olimpici di Tokyo.