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Articolo di Malagò su Lampedusa: "Un minuto di silenzio che dovrebbe osservare tutta l'Europa"

01-malagoArticolo di Giovanni Malagò sulla tragedia di Lampedusa.

"Lo sport è parte integrante di un Paese. Oggi l’Italia è in lutto e anche lo sport si ferma. Non solo per solidarietà di facciata, ma per un intimo e profondo sentimento di sincera commozione di fronte ad una tragedia che ha sconvolto le coscienze di tutti gli italiani, sportivi e non sportivi.

Le immagini provenienti da Lampedusa sono fotogrammi che suscitano brividi e lacrime. Il CONI e lo sport italiano sono sempre stati sensibili ai drammi che si sono consumati nel nostro Paese e, in alcuni casi, anche per vicende lontane che vedevano comunque coinvolti nostri concittadini. Così come storicamente siamo gli unici a ricordare i nostri soldati quando perdono la vita per portare la pace.

Stavolta però è accaduto un qualcosa di diverso, di tragicamente diverso. L’assurdo numero di migranti morti davanti alle coste di Lampedusa ci ha lasciati sgomenti e attoniti, praticamente in silenzio. E per questo mi è sembrato giusto e doveroso far sì che questo silenzio fosse di tutti. Di chi gioca, di chi arbitra, di chi dirige, di chi assiste. Sessanta secondi da vivere ad occhi chiusi, col pensiero a chi è stato strappato a noi, dalla nostra terra, da un atroce destino. E’ il silenzio di un mondo che ha assistito ad una sciagura di proporzioni inaudite e che non poteva non fermarsi per riflettere.

Perché questo minuto di stop dello sport italiano non vuole rappresentare soltanto un segnale di rispetto verso vite spezzate mentre inseguivano una vana speranza ma può diventare anche un simbolico ponte umanitario della memoria per l’Unione Europea.

Il dramma di Lampedusa non appartiene ai profughi che sono naufragati nel nostro mare ma è la sconfitta di un intero continente che non può più voltare la faccia e lo sguardo dall’altra parte davanti a quelle scene sconvolgenti di rabbia e dolore.

Sarebbe un segnale di civiltà e di progresso culturale se stavolta il minuto di silenzio non fosse una prerogativa esclusiva dell’Italia ma si potesse estendere anche all’Europa. I morti sono di tutti e la solitudine, in questi casi, non deve avere né confini né colori".

 

*Pubblicato da "La Gazzetta dello Sport" il 5 ottobre

 

 

 

 

 

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