Addio a Pasquale Carminucci, bronzo a Roma '60
Si è spento all’età di 77 anni Pasquale Carminucci, un pezzo di storia della Ginnastica Artistica italiana e mondiale. Campione Assoluto nel 1958, sale agli onori delle cronache vincendo la medaglia olimpica di bronzo ai Giochi di Roma del 1960 con una squadra maschile composta da grandissimi interpreti come suo fratello Giovanni - protagonista nella stessa edizione anche di un argento individuale alle parallele pari - Franco Menichelli Gianfranco Marzolla, Orlando Polmonari ed Angelo Vicardi. “La Nazionale allora era allenata dallo svizzero Jack Günthard – ricorda l’attuale Presidente della FGI Riccardo Agabio, che di quella rappresentativa azzurra, ritenuta da tutti la più forte del dopoguerra, fu la prima riserva – e Pasquale si distingueva per la sua caparbietà e il temperamento indomabile, malgrado i tanti infortuni che lo costrinsero più volte a fermarsi e a ricominciare da zero. La Ginnastica è sempre stata la sua grande passione, un amore corrisposto che lo porterà a disputare altre due Olimpiadi, a Tokyo nel 1964 e a Città del Messico nel 1968”.
Insieme a Giovanni e all’altro fratello Alberto, Pasquale Carminucci aveva cominciato giovanissimo, attirando subito l’interesse del tecnico Giulio Pennente, che da San Benedetto del Tronto lo portò con gli altri due a Roma, nel Gruppo Sportivo dei Vigili del Fuoco. Ha inizio così una carriera fulminante, che lo porta ad indossare la maglia azzurra fin da subito. Al suo attivo, oltre alle tre rassegne olimpiche, ci sono due medaglie d’oro, sempre a squadre, ai Giochi del Mediterraneo di Napoli ’63 e Tunisi ’67. Lasciata l’attività agonistica si dedica all’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole e, in qualità di tecnico federale, porta la sua riconosciuta esperienza in diverse società laziali, dalla Rosolino Pilo alla Polisportiva Albano, senza mai trascurare il gruppo dei VVF alle Capanelle. "Lo sport è la poesia del corpo", scriveva lo stesso Carminucci, che oltre ad essere stato un ginnasta di valore internazionale, si è distinto anche come poeta e autore di testi teatrali. “Chi lo ha visto muoversi nell'aria e fare ‘poesie invisibili’ nel vuoto può credere facilmente che egli scriva rime”, così lo presentava la giornalista Maria Fida Moro, figlia di Aldo Moro, nell’introduzione al suo libro “Latte e Sale”. La Camera ardente rimarrà aperta domani dalle 10 alle 18 in via Mecenate 14/16, presso la clinica Sant’Antonio, mentre i funerali si terranno nella chiesa della Madonna della Croce a Contigliano, in provincia di Rieti, martedì 24 alle ore 12.00. Il Presidente della Federginnastica, Riccardo Agabio, stringendosi al dolore della famiglia, ha disposto un minuto di silenzio nelle gare della disciplina in programma la settimana prossima.