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DONDI DALL’OROLOGIO Galeazzo

Frattamaggiore (NA) 19.03.1915 / Bologna 23.10.2004

1936. Pallacanestro. 7°

dondi grande Appartenente ad una famiglia nobile di origine veneta[1]. Residente a Bologna, Dondi si tessera per la gloriosa Virtus e già adolescente gioca a pallacanestro: nel 1934 i petroniani vincono il torneo di Serie B. L’anno seguente, ovviamente, la Virtus gioca in Serie A, o Divisione Nazionale come si chiama allora. Nel girone eliminatorio termina al secondo posto, ottenendo 16 punti contro i 18 della Ginnastica Roma: supera Borletti, Napoli, GUF Torino e GUF Genova. Nel girone finale invece termina terza, vincendo solo le due partite col GUF Bologna. Vince la Ginnastica Roma davanti alla Triestina. L’anno seguente il Campionato si disputa a cavallo tra 1935 e 1936. La Virtus stravince il girone eliminatorio, aggiudicandosi le sei partite in programma, con Ginnastica Torino, Filotecnica Milano e GUF Padova. Nel girone finale la Virtus chiude al secondo posto, superata solo dai meneghini del Borletti che si laurea Campione d’Italia. Terzo posto per la Ginnastica Roma e quarto per il GUF Trieste[2]. Finito il Campionato, ai primi di aprile si tiene a Roma il collegiale preolimpico, con una quarantina di cestisti, divisi in tre squadre a seconda della loro provenienza geografica. Dondi, che ha disputato un ottimo Campionato, è tra loro. Si impone la compagine del centro-sud, ma Dondi si conferma ottimo elemento, tra i migliori del nord-est. Difatti gioca in Nazionale due incontri di preparazione a Padova, il 2 e 3 maggio: i nostri battono l’Austria 30-17 e l’Ungheria 48-14, con Dondi che mette a referto due punti nel primo match e 4 nel secondo. Il CT della Nazionale è Guido Graziani, fondamentale figura di riferimento della pallacanestro italiana dei primordi.

Dapprima vengono selezionati 20 giocatori, convocati il 19 giugno per il ritiro preolimpico a Riva del Garda. Si scende infine a 14 uomini tra i quali figura anche Dondi. Si parte per Berlino il 27 luglio, in treno da Verona. Il torneo olimpico di pallacanestro si svolge dal 7 al 14 agosto nella “Tennisplatze” ovvero uno stadio del tennis, all’aperto, opportunamente attrezzato. Dondi è titolare. Gli azzurri iniziano bene: il 7 agosto battono nettamente la Polonia 44-28 e Dondi realizza 2 punti. Due giorni dopo, altra schiacciante vittoria contro i padroni di casa della Germania, 58-16, con Dondi che mette a referto 5 punti. L’Italia insiste e l’11 agosto supera anche il Cile che crea qualche difficoltà in più: i nostri si impongono 27-19, con Dondi che realizza due punti. Si giunge così ai quarti di finale, il 12 agosto dove arriva il primo stop: il Messico supera gli azzurri, doppiandoli nel punteggio, 34-17. I nostri sono così relegati nel torneo di consolazione dove il CT Graziani dà spazio alle riserve e Dondi non gioca. Il 13 agosto gli azzurri perdono 32-14 contro le Filippine. Dovrebbero perciò giocarsi il 7° posto col Perù che però dà forfait e quindi gli azzurri, senza giocare, chiudono proprio in settima posizione. L’oro va, ovviamente, agli USA che sconfiggono il Canada 19-8. Bronzo al sorprendente Messico che supera 26-12 la Polonia. Al quinto posto Filippine ed al sesto Uruguay. Tutto il mondo dunque rappresentato in quello che, con 21 nazioni al via, può essere definito il primo vero torneo di pallacanestro a livello mondiale e nel quale Dondi ha fatto la sua bella figura, giocando quattro partite e totalizzando pure 10 punti.

Negli anni seguenti Dondi rimane punto fermo della Virtus che però manca, spesso di poco, il titolo italiano[3], dovendo fare i conti con Borletti, Trieste e Venezia. Nel 1937 Dondi è di nuovo protagonista in azzurro, ottenendo uno splendido argento agli Europei, perdendo a Riga la finale con la Lituania per un solo punto, 24-23. I successi importanti arrivano comunque dopo il conflitto: ancora con Dondi primattore, la Virtus vince difatti il Campionato nel 1945-46 e 1946-47, i primi scudetti dei bolognesi. Laureato in Medicina, medico condotto e poi dentista, Dondi abbandona lo sport praticato, ma non certo la Virtus di cui rimane per decenni dirigente stimato ed apprezzato da tutti: negli anni Sessanta, per un lustro, diventa pure Presidente delle mitiche “V nere” di cui dunque rappresenta una delle figure più importanti della storia.

 

 

 

 

 


[1] Il primo antenato noto è Jacopo Dondi, nato a Chioggia alla fine del XIII secolo, e costruttore dell’orologio astronomico della torre di Padova: da qui l’appellativo aggiunto al cognome. La famiglia poi si stabilisce proprio a Padova e fa parte per secoli del patriziato veneziano

[2] Il Borletti ottiene 10 punti contro gli 8 della Virtus, i 4 dei romani ed il due dei triestini

[3] La Virtus giunge seconda nel 1937-38, 1939-1940 e 1942-43