La cerimonia di chiusura conclude l’edizione dei record e della rinascita. Azzurri 24 volte sul podio.
Il 12 settembre del 1920 calava il sipario sui Giochi della VII Olimpiade. Anversa e il Belgio, non solo organizzarono una manifestazione a tempo di record, ma riuscirono, nei trenta giorni di gare, a far dimenticare, almeno in parte, i terrificanti flash-back della Grande Guerra. La decisione del CIO di puntare sulla città fiamminga, non fu semplicemente una scelta simbolica, ma l’occasione per onorare gli oltre cento atleti che pagarono con la vita le atrocità di quel conflitto assurdo.
I Giochi premiarono gli Stati Uniti, che con 95 medaglie (41 ori, 27 argenti e 27 bronzi) conquistarono la leadership, davanti alla Svezia con 64 (19, 20, 25) e alla Gran Bretagna con 43 (15, 15, 13). L’Italia si classificò al settimo posto del medagliere con 13 ori, 5 argenti e 6 bronzi.
Lo schermidore livornese Nedo Nadi conquistò ben cinque titoli, diventando, di fatto, il grande protagonista dell’Olimpiade. Vinse nel fioretto individuale e a squadre (con Aldo, Baldo Baldi, Oreste Puliti, Rodolfo Terlizzi, Tommaso Costantino, Abelardo Olivier e Pietro Speciale); nella sciabola individuale e a squadre (in coabitazione con Baldo Baldi, Aldo Nadi, Oreste Puliti, Dino Urbani, Federico Cesarano, Francesco Gargano e da Giorgio Santelli) e nella spada a squadre (assieme ad Aldo Nadi, Andrea Marazzi, Dino Urbani, Abelardo Olivier, Giovanni Canova, Tommaso Costantino, Paolo Thaon de Revel, Antonio Allocchio e Tullio Bozza). Non si iscrisse, però, alla prova di spada individuale, forse per rispetto all’editto del padre, che la definì “un’arma priva di disciplina”. Il dominio della scherma azzurra fu completato dall’argento del fratello Aldo nella sciabola individuale.
Dagli sport equestri, poi, arrivarono altre cinque medaglie. L’oro e l’argento di Tommaso Lequio di Assaba ed Alessandro Valerio nel concorso individuale di salto ad ostacoli, cui si aggiunse il bronzo di Ettore Caffaratti, Giulio Cacciandra, Carlo Asinari ed Alessandro Alvisi nella prova a squadre. Caffaratti, inoltre, vinse il bronzo nel concorso completo individuale e l’argento nella prova a squadre insieme a Garibaldi Spighi, Cacciandra ed Asinari.
Indimenticabile, quindi, la doppietta d’oro di Ugo Frigerio nei 3000 e 10.000 mt. di marcia. Durante la premiazione del fanciullo d’oro, alla presenza di Re Alberto di Belgio, la banda che doveva eseguire l’inno italiano pare - così narra la leggenda - avesse perso lo spartito della “Marcia Reale”. Per togliersi dall’impaccio, il direttore chiese ai componenti della banda si suonare “O sole mio” da tutti conosciuta a memoria ed immediatamente l’esecuzione venne seguita a gran voce dagli spettatori dello Stadio Olimpico. L’atletica leggera si aggiudicò anche due bronzi con Valerio Arri nella maratona ed Ernesto Ambrosini nei 3000 mt. siepi.
Grandi soddisfazioni pure per il canottaggio, con lo splendido oro conquistato da Ercole Olgeni, Giovanni Scatturin e dal giovanissimo timoniere Guido De Filip, a cui si aggiunse l’argento di Erminio Dones e Pietro Annoni nel due di coppia, sconfitti dal formidabile duo statunitense composto da John Kelly (padre di Grace, principessa di Monaco) e dal cugino Paul Costello.
L’Italia confermò il suo strapotere anche nella ginnastica, con il successo di Giorgio Zampori sia nel concorso generale individuale, che in quello a squadre con Giuseppe Domenichelli, Carlo Fregosi, Francesco Loi, Luigi Maiocco, Lorenzo Mangiante, Paolo Salvi, Angelo Zorzi, Fernando Bonatti, Luigi Cambiaso, Carlo e Luigi Costigliolo, Roberto Ferrari, Romualdo Ghiglione, Ezio Roselli, da Giovan Battista Tubino, Luigi Contessi, Ambrogio Levati, Ferdinando Mandrini, Antonio Marovelli, dal modenese Arnaldo Andreoli, Ettore Bellotto, Vittorio Lucchetti e Michele Mastromarino.
Le sorprese, invece, arrivarono dal sollevamento pesi, con l’incredibile vittoria del burbero dal cuore d’oro, Filippo Emanuele Bottino, nella categoria massimi; oltre all’argento dell’altro genovese, Pietro Bianchi, nei medi. Soddisfazioni altresì per il ciclismo, oro nell’inseguimento a squadre sui 4000 mt., con il quartetto formato da Primo Magnani, Ruggero Ferrario, Arnaldo Carli e da Franco Giorgetti. Il bottino azzurro fu rimpinguato dai bronzi di Edoardo Garzena nel pugilato pesi piuma e di Giuseppe Tonani nel tiro alla fune.
Diversi i personaggi che si misero in luce nel corso dei Giochi belgi. Nel mezzofondo lungo s’intravide la luce della stella finlandese Paavo Nurmi, oro nei 10.000 mt. e nelle prove di corsa campestre individuale e a squadre, ma che si dovette accontentare dell’argento nei 5000 mt. alle spalle del francese Joseph Guillemot. Nel nuoto, quindi, l’hawaiano Duke Kahanamoku, otto anni dopo Stoccolma, rivinse i 100 mt. stile libero, migliorando di tre secondi il suo record. La finale fu ripetuta per il reclamo dell’australiano William Herald, che si era visto tagliare la strada dallo statunitense Norman Ross. Kahanamoku vinse ancora, senza record, cinque giorni dopo e fu anche l’ultima volta che si nuotò senza corsie. Le gare di nuoto si disputarono allo Stade Nautique, in un canale fangoso. “Maestà, abbiamo nuotato nella mola, non nell’acqua”, disse alla regina la campionessa statunitense Ethelda Bleibtrey, mentre riceveva i complimenti per i suoi tre ori vinti nei 100, 300 e nella staffetta 4x100 mt. stile libero.
Straordinaria anche la storia della tuffatrice statunitense Aileen Riggin, che partecipò ai Giochi quasi per scommessa: aveva da poco compiuto quattordici anni e pesava solo 32 kg. Nata a Newport, Rhode Island, fu primatista di longevità. Nei tuffi da un metro sconfisse la compagna di squadra Helen Wainwright e restò la più giovane vincitrice olimpica fino a Berlino 1936, quando l’altra teenager a stelle e strisce, Marjorie Gestrung, conquistò l’oro nel trampolino da tre metri, tre mesi prima di compiere quattordici anni.
L’Olimpiade si chiuse senza il fatidico “Arrivederci a….”, Parigi, che venne assegnata nel 1921, accontentando la richiesta di Pierre de Coubertin, alla sua ultima presidenza in seno al Comitato Olimpico. Di Anversa, però, si ricorderà quella forza propulsiva di valori positivi, che diedero luogo ai Giochi della rinascita.
Partecipanti: Nazioni: 29 - Atleti: 2626 (2561 Uomini; 65 Donne) - Italiani: 172 (171 Uomini; 1 Donna)
Medaglie Azzurre: 13 Oro – 5 Argento - 6 Bronzo