CONI: Lo sport italiano piange la scomparsa di Edoardo Mangiarotti, l'italiano più medagliato di sempre ai Giochi. Petrucci: "La nostra medaglia d'oro in Paradiso". Pagnozzi: "Avrebbe gioito vedendo la Vezzali portabandiera a Londra"

mangiarotti_344x480_grande_01.jpgLo sport italiano piange la scomparsa di Edoardo Mangiarotti, l’italiano più medagliato di sempre nella storia dei Giochi Olimpici. Mangiarotti si è spento stamani nella sua casa di Milano, all’età di 93 anni. Nel suo leggendario palmares figurano 13 medaglie olimpiche (6 ori, 5 argenti, 2 bronzi) e 26 iridate (13 ori, 8 argenti e 5 bronzi): ha vissuto 17 edizioni estive dei Giochi Olimpici. Nella prima, a 17 anni nel ’36 a Berlino, vinse un oro a squadre, quindi ne disputò altre 4 da atleta, ancora 5 come dirigente sportivo e giornalista della Gazzetta dello Sport e per le successive come invitato d’onore dal CIO senza mai perderne una. Due volte è Portabandiera della squadra italiana nel 1956 Melbourne e nel 1960 a Roma.

Commosso il ricordo dell'ex schermidore da parte del Presidente del CONI, Giovanni Petrucci e del Segretario Generale, Raffaele Pagnozzi.

Giovanni Petrucci: “Da oggi la nostra medaglia d'oro è in Paradiso. E’ stato semplicemente l’uomo delle Olimpiadi: straordinario atleta, per le vittorie e i risultati conseguiti, punto di riferimento non solo per il mondo della scherma ma per tutto lo sport italiano. Non ha fatto mai mancare il suo supporto, ha sempre seguito e incitato i nostri azzurri ai Giochi. Avevo incontrato martedì la figlia a Milano e mi aveva detto che Edoardo non stava bene. Il suo ricordo ci accompagnerà anche a Londra: rimane un esempio indelebile, senza età”.

Raffaele Pagnozzi: “Un grande dolore, acuito dalla certezza che non potrà essere con noi a Londra e mitigato solo parzialmente dall’ultimo incontro avvenuto a Milano durante il lancio Sky delle iniziative legate proprio all’ormai imminente appuntamento con i Giochi. Difficile trovare aggettivi per tributargli gli indiscussi meriti guadagnati in pedana e nel corso della sua gloriosa esistenza spesa in nome della passione per lo sport e per le Olimpiadi. Sono certo che avrebbe gioito nel vedere Valentina Vezzali portare la bandiera, come fece lui a Melbourne ’56 e a Roma ’60. Ci mancherà la sua presenza forte e carismatica, capace di trasmettere la giusta carica a tutta la squadra italiana”.

Roma, 25 maggio 2012