Seminario sull’allenamento in quota al CPO Acqua Acetosa, Mornati: “Centro Livigno unico al mondo”

ISTITUTO DI SCIENZA DELLO SPORT
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L’Aula Magna del Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa di Roma ha ospitato “L’Allenamento in quota”, seminario organizzato dall’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI e rivolto ai direttori tecnici e agli staff tecnici federali. L’illustrazione del nuovo Centro di Preparazione Olimpica CONI di Livigno e non solo, nella lunga giornata alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 24 federazioni.

A fare gli onori di casa Carlo Mornati, Segretario Generale del CONI e Responsabile Ufficio Sport: “Quello dell’allenamento in quota è un tema che inseguivamo da tempo. Siamo partiti nel 2013 e con il Centro di Preparazione Olimpica di Livigno abbiamo raggiunto l’obiettivo. Sono tante le federazioni che organizzano allenamenti in quota: siamo felici di poter offrire, ora, l’opportunità di andare a Livigno. Faremo ricerca e formazione, forti della consapevolezza che l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport e la Preparazione Olimpica sono parte integrante del Comitato Olimpico, e che la Scuola dello Sport è un contenitore, un’università. Da questo momento, il nostro obiettivo è tornare a fare divulgazione e, come detto, ricerca e formazione. Non siamo tuttologi ma ognuno può portare la propria esperienza. A Livigno possiamo concentrare tutte le federazioni estive, considerando che quelle invernali sono già di casa. Inoltre vogliamo portarci un presidio medico-scientifico, una piccola cellula dell’Istituto, perché servono divulgazione, conoscenza e raccolta dei dati. Avevamo bisogno di un Centro in quota per testare dal punto di vista scientifico e medico gli atleti: sono certo che tra qualche anno, magari in vista dei Giochi Olimpici di Los Angeles o Brisbane, avremo dati certi per valutare l’allenamento in quota. Livigno è un Centro unico al mondo che può ospitare tutte le discipline, e la sua varietà climatica è determinante: ogni dettaglio fa la differenza”.

Il Responsabile Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI Giampiero Pastore ha poi introdotto i relatori, lanciando innanzitutto l’intervento di Alessio Palombi, Responsabile della Preparazione Olimpica del CONI: “Siamo felici di aver ufficializzato l’accordo di partnership con il centro sportivo Aquagranda di Livigno, istituzionalizzando così un impianto che alcune federazioni utilizzavano già. È un accordo molto vantaggioso che fornisce alle federazioni stesse una casa, un Centro in altura che può essere sfruttato in esclusiva su prenotazione con la possibilità di usufruire anche di circa 80 strutture alberghiere convenzionate. C’è una piscina di 25 metri e da marzo ce ne sarà una da 50, c’è una pista d’atletica rinnovata, le palestre, le sale muscolazioni, il campo da calcio, le aree meeting e non solo. Senza dimenticare il bacino artificiale del lago di Livigno limitrofo, ideale ad esempio per allenamenti di canottaggio e canoa. La nostra intenzione è quella di sviluppare ulteriormente il Centro in base alle indicazioni delle federazioni”. 

Alessandro Pezzoli, Ricercatore e Professore presso l’Università e il Politecnico di Torino nonché esperto di Meteorologia Applicata allo Sport, si è concentrato su comfort termico ambientale, prestazione e valutazione climatico-strategica della località di Livigno: “Allenarsi in quota porta indiscutibilmente vantaggi. Nello specifico a Livigno gli atleti possono godere dell’effetto benefico del clima: in Italia il trend delle ondate di calore è in crescita, di conseguenza l’allenamento a bassa quota diventa sempre più pesante. Un’accurata analisi dal punto di vista della misura ci ha permesso di osservare che l’estate di Livigno abbia temperature confortevoli, intorno ai 20 gradi, e adeguate all’allenamento. Non mancano le precipitazioni, utili per testare condizioni frequenti in determinati tipi di gare. In definitiva possiamo dire che a Livigno ci sia un ampio range di temperature, precipitazioni e vento che permettono agli atleti di allenarsi in condizioni differenti. Dal punto di vista geomorfologico, inoltre, c’è la possibilità di salire fino a 3.000 metri: è un’area interessante anche per questo tipo di variabilità. L’inverno? C’è affidabilità della neve. È un Centro sciabile”.

Trattando il tema della fisiologia e del controllo dell’allenamento in quota, Stefano Righetti (Cardiologo Ospedale San Gerardo Monza, consulente FIDAL e FISI) è sceso molto nel tecnico: dagli adattamenti ematici alla percezione della fatica, dai parametri metabolici della performance agli adattamenti muscolari, passando per il sistema immunitario e le modifiche della composizione corporea. Mentre Antonio La Torre (Direttore Tecnico FIDAL) si è soffermato su metodologia dell’allenamento in quota, evidenze scientifiche ed esperienze in atletica leggera: “L’efficacia dell’allenamento in quota dipende da molti fattori. Predisposizione genetica, stato di allenamento, stress fisico e mentale, dieta, recupero e fiducia nell’efficacia dell’allenamento in quota stesso. L’approccio alla quota deve essere estremamente complesso. Ci sono sempre nuove cose da scoprire e la letteratura scientifica ci aiuta a capire tanto. Bisogna monitorare costantemente le risposte individuali degli atleti che si allenano in quota. Il parametro più importante? L’esperienza. L’allenamento in quota non è una bacchetta magica che fa miracoli, ma rappresenta una gran bella opportunità”. A chiudere la prima parte del seminario Marco De Angelis (Medico dello Sport e Prof. Ass. Università dell’Aquila, dipartimento Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologie, Corso di Laurea in Scienze Motorie) sugli aspetti nutrizionali e di monitoraggio del recupero in quota: “I principali elementi della quota che alterando l’omeostasi, in misura maggiore con l’aumentare del livello, vanno considerati, per i loro effetti, anche dal punto di vista dell’alimentazione sono una diminuita disponibilità di ossigeno, una diminuita umidità dell’aria e una diminuita temperatura dell’ambiente. Il soggiorno in quota comporta una considerevole perdita di peso ed è importante il monitoraggio individuale degli atleti”.

Parola ai tecnici nella seconda parte dell’evento. Marco Villa (Commissario Tecnico Nazionale ciclismo su pista) ha osservato: “L’altura è molto considerata nel ciclismo. In questi anni abbiamo sempre cercato di trovare una giusta collocazione alla preparazione in altura: il periodo ideale per noi è a metà stagione, cercando le giuste condizioni per la fase di recupero. Perché l’altura è importante dal punto di vista fisico e mentale. Per fare un paio di esempi, prima dell’Olimpiade di Rio fu fondamentale per Elia Viviani allenarsi a Livigno. Filippo Ganna, inoltre, da anni sfrutta un rifugio vicino casa sua a Verbania e ad oggi possiamo dire che abbia pagato molto”. Sul nuoto Cesare Butini, Direttore Tecnico Nazionale nuoto: “La federazione nuoto ha sempre investito nell’altura, cercando di ottimizzare questa pratica di allenamento. La stagione è molto intensa, ma attraverso il confronto con il CONI cercheremo di fissare l’altura. Noi andiamo a Livigno dal 2015 portando in altura anche i velocisti: è un luogo che amiamo anche per le situazioni di convivialità che propone fuori dall’acqua”.

L’unico intervento su uno sport di squadra, il calcio, quello a cura di Roberto Sassi, Preparatore Fisico e Consulente FC Inter: “Negli sport di squadra, ad oggi, si fa fatica a comprendere l’efficacia dell’allenamento in quota. Eppure l’altitudine ha effetto sui risultati e i dati dimostrano che le squadre d’alta quota abbiano vantaggi quando affrontano quelle di bassa, qualunque sia la condizione di gioco”. In conclusione Matteo Artina, Preparatore Fisico e Fisioterapista Nazionale di snowboard alpino, ha spiegato i vari aspetti vantaggiosi dell’allenamento in quota per gli sport di potenza.