Serata di medaglie per la boxe: il bersagliere Musso (Piuma) è in cima al podio

60 anni fa i Giochi Olimpici a Roma
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Il 5 settembre del 1960, dopo undici giorni di sfide intensissime, il torneo di pugilato entrò nel vivo con l’assegnazione dei titoli delle dieci categorie previste dal programma olimpico. Si prospettava, quindi, una grande serata di boxe al Palazzo dello Sport di Roma, definita, da molti, l’evento clou dei Giochi della XVII Olimpiade, tanto che il costo del biglietto arrivò fino a 6.000 lire, ben al di sopra della media degli altri appuntamenti agonistici.

La squadra azzurra fu indubbiamente la più forte della nostra storia olimpica, con ben sei pugili finalisti: Primo Zamparini nei pesi gallo, Francesco Musso nei piuma, Sandro Lopopolo nei leggeri, Nino Benvenuti nei welter, Carmelo Bossi nei welter pesanti e Francesco De Piccoli nei massimi. Gli altri erano americani (3), sovietici (3), polacchi (4) ed uno ciascuno per Cecoslovacchia, Ghana, Sud Africa ed Ungheria. Per l’Italia, purtroppo, ci fu subito una delusione. Nel secondo match, Zamparini fu sconfitto dal sovietico Oleg Grigoryev e si dovette accontentare della medaglia d’argento; mentre, ad inizio serata, l’ungherese Gyula Torok conquistò il titolo dei pesi mosca superando il sovietico Sergey Sivko.

A seguire fu la volta della finale dei pesi piuma (fino a 57 kg.), che vedevano di fronte l’azzurro Francesco Musso e il polacco Jerzy Adamski. Il pugile di Acqui Terme, ma nato in Francia, a Port-Saint-Louis-Du-Rhône, si ritrovò in finale in una categoria che lo vide campione italiano nel 1958 a Terni, prima di passare ai pesi leggeri. Il bersagliere piemontese, infatti, vinse i Mondiali Militari di Bologna sempre nel 1958 e successivamente nel 1960 a Wiesbaden, oltre al titolo italiano di Torino nell’anno olimpico.

In quella categoria, però, militava anche Lopopolo, così, in vista dei Giochi di Roma, il Commissario Tecnico, Natalino Rea, decise di far scendere di categoria Musso, per riportarlo nei pesi piuma. Il torneo ebbe inizio il 26 agosto con la disputa dei sedicesimi di finale, cui erano iscritti 31 partecipanti. Nel primo match Musso ebbe la meglio sullo jugoslavo Miloslav Paunović per 4 -1, mentre, cinque giorni dopo, nei quarti di finale, superò nettamente (5-0) il coreano Song Sun-Cheon.

Il 2 settembre, invece, nei quarti di finale, fu protagonista di un incontro durissimo, che fece suo, di misura (3-2), contro il sovietico Boris Nikonorov, un avversario ostico che l’azzurro superò con tecnica e talento. Il giorno successivo, di contro, non ebbe poi problemi con il finlandese Jorma Limmonen, che liquidò con un secco 5-0. Il suo sogno olimpico era quindi giunto a destinazione, tre riprese interminabili per entrare nella storia.

Un combattimento epico, non solo in un palazzetto stracolmo di spettatori, ma anche davanti a tutta l’Italia incollata al televisore. Nel corso del match Musso sferrò un sinistro diretto al volto di Adamski, guadagnandosi un vantaggio che sembrò essere decisivo. Ancora equilibrio, prima del definitivo allungo nell’ultima e decisiva ripresa, che lo consacrò campione ai punti: 4-1 (60-58, 58-59, 60-56, 59-58, 60-57). Dopo la vittoria rivolse un ringraziamento verso l’alto, in onore del padre, scomparso due anni prima mentre stava disputando i Campionati Mondiali Militari di Bologna.

Un segno del destino, una sorta di premonizione che lo aveva accompagnato nel corso di quei due anni e che trasformarono quella disperazione in una gioia immensa.