Sommario del numero 64

Scienza dello sport per la salute


Scienza dello sport per la salute: esercizio fisico e stili di vita
Antonio La Torre, Istituto per l’esercizio fisico, salute e attività Sportiva, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano; Pietro Luigi Invernizzi, Giancarlo Roione, Roberto Codella, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano
Perché l'attività fisica fa bene alla salute? Quali sono le giuste quantità e qualità d'esercizio fisico raccomandabili per ottenere concreti benefici a tutte le età? Le riflessioni degli Autori, unite ad un'attenta disamina della letteratura scientifica, ci aiutano a capire per qual motivo l'esercizio praticato con regolarità si candidi come il metodo più economico e naturale per prevenire e fronteggiare i dismetabolismi che affliggono la società moderna: cardiopatie, diabete, obesità, rappresentando la causa prima di decesso nella civiltà occidentale. Se l'intelligenza ha concesso all'uomo moderno di "fare meno fatica", al contempo lo ha condannato ad un lento logorio delle funzioni metaboliche, proprio e soprattutto, in ragione del suo perdurante stato di inattività. Incrementare il dinamismo nel proprio stile di vita, magari aderendo a qualche pratica di attività sportiva, può migliorare sensibilmente la qualità delle vita, sotto molteplici aspetti.

L’organizzazione dei programmi delle unità di allenamento

Struttura, finalizzazione, tipologia e organizzazione delle unità di allenamento

Vladimir N. Platonov, Rettore dell’Università nazionale per l’educazione fisica e lo sport dell’Ucraina; Kiev

Definite le funzioni dell’unità di allenamento si espongono quali siano i fattori che ne determinano la struttura, descrivendo come essa si articoli in una parte preparatoria d’introduzione, una parte principale e una parte finale, delle quali vengono descritti contenuti e funzioni. Si espone poi come le unità di allenamento possano essere classificate secondo la loro finalizzazione metodologica prevalente (unità d’allenamento principali, di completamento, con finalizzazione selettiva, con finalizzazione complessa); l’entità del carico (elevato, considerevole, scarso) e la loro funzione nel processo di preparazione. Infine si illustrano quali sono i diversi tipi di unità di allenamento classificati secondo i loro obiettivi (d’insegnamento, di allenamento, d’insegnamento-allenamento, di recupero, di modellazione, di controllo), le loro forme d’organizzazione (individuali, di gruppo, simultanee, libere, a circuito, a stazioni) e la loro efficacia.


Riscaldamento e prestazione sportiva


I principi metodologici del riscaldamento per la prestazione sportiva (prima parte: gli aspetti teorici)

Gilles Cometti, Facoltà di Scienze dello sport, UFR STAPS Digione; Lucio Ongaro, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano; Giampiero Alberti, Istituto di Esercizio fisico, salute ed attività Sportiva, Facoltà di Scienze motorie, Università degli Studi di Milano

Definiti i principali obiettivi della fase di riscaldamento, si trattano gli effetti fisiologici legati alla fase di riscaldamento (fattori conseguenti all’innalzamento della temperatura e fattori che non dipendono dalla temperatura) e si forniscono, motivandole in conformità a numerosi studi scientifici, indicazioni per effettuare un buon riscaldamento muscolare che riguardano come elevare la temperatura muscolare, gli esercizi che pongono problemi, la durata dell’effetto del riscaldamento, il riscaldamento attivo e passivo. Si affrontano poi i problemi relativi al riscaldamento in funzione al tipo di sforzi e di competizione, con particolare considerazione dei problemi degli sport di squadra. Infine, si espongono alcune considerazioni finali sulle modalità e le regole della fase di riscaldamento.


Tattiche di attacco e di difesa nella pallacanestro maschile europea


Una analisi dell’evoluzione della tattica di attacco e di difesa nella pallacanestro europea maschile di alto livello

Gerhard Schmidt, Christian Braun, Scuola superiore di sport, Colonia

Attraverso un’analisi dei dati dei Campionati europei del 1999 e del 2001, si cerca di mettere in luce quali siano le tendenze in atto nella pallacanestro europea per quanto riguarda, sopratutto, le conseguenze sulla struttura del gioco prodotte dai cambiamenti delle regole introdotti dalla Fiba nella stagione 2000/2001. È stato analizzato il numero dei tiri e dei punti ottenuti, le durate delle azioni d’attacco, la loro efficacia, i cambiamenti nel comportamento difensivo, gli effetti sul comportamento nelle azioni di contropiede e in quello dei tiri negli attacchi manovrati. I risultati mostrano che già vi sono stati alcuni adattamenti alle nuove regole, sopratutto per quanto riguarda la conclusione delle azioni di attacco nei vari intervalli di tempo, la tattica difensiva e l’organizzazione delle azioni di contropiede.


Attenzione ed errore nella pallacanestro


Considerazioni psicologiche e metodologiche sulla preparazione giovanile. Parte prima: caratteristiche dell’attenzione nella pallacanestro

Paolo Maurizio Messina, Corso di Laurea in Scienze motorie, Facoltà di Medicina e chirurgia, Università di Catania; Federazione Italiana Pallacanestro; Paolo Bozzaro, Corso di Laurea in Scienze motorie, Facoltà di Medicina e chirurgia, Università di Catania

Nella pallacanestro, come in tutti gli sport di squadra, educare i giocatori ad osservare l’evolversi del gioco e ad orientare l’attenzione sulle informazioni rilevanti è uno degli obiettivi principali dell’allenamento. Dopo un rapido esame delle varie fasi del processo attentivo, si trattano le sue caratteristiche in età evolutiva, durante la quale lo sviluppo dell’accuratezza elaborativa appare come un processo che richiede al bambino l’acquisizione progressiva di abilità cognitive che hanno a che fare con l’organizzazione mnestica delle informazioni (memoria sensoriale, memoria a breve termine o di lavoro, MBT; memoria a lungo termine, MLT). I bambini presentano una minore abilità nel riconoscere uno stimolo e nel codificarlo; appaiono più lenti sia nell’inviare sia nel richiamare informazione dalla MLT; presentano maggiori difficoltà ad integrare la MLT e MBT. Si segnale come, in questa età, le prestazioni cognitive e le dinamiche emozionali siano intrecciate, al punto tale che i gradi di competenza nella percezione e nell’elaborazione delle informazioni risentono, oltre che della corretta elaborazione delle informazioni, dell’investimento motivazionale, delle aspettative, delle esperienze di successo e di insuccesso, della individuazione di senso e di significato condiviso delle proprie azioni. Tali fattori rendono i processi attentivi meno lineari e meno 'sequenziali’ di come vengono proposti e il lavoro dell’allenatore più centrato sulle strategie cognitive del bambino. In tale prospettiva (nella seconda parte) si affronta il rapporto fra attenzione ed errore, esemplificando attraverso l’analisi di errori ricorrenti nella pallacanestro, il legame con il processo di selezione ed elaborazione delle informazioni e prospettando delle ipotesi di intervento.


Lezioni dalle prestazioni estreme in alta quota


Il concetto di estremo nelle sport e le lezioni che si possono trarre dalle esperienze di coloro che hanno affrontato in vario modo l’alta quota

Giulio Sergio Roi, Centro Studi Isokinetic, Bologna

La parola estremo è un aggettivo utilizzato per indicare ciò che è o rappresenta il termine ultimo, ovvero il limite di qualche cosa. In ambito sportivo lo si utilizza per indicare un’attività di difficoltà tecnica e pericolosità elevate. Raggiungere quote elevate è sempre accompagnato dalla comparsa di una sintomatologia che va sotto il nome di mal di montagna acuto. Oltre all’ipossia, è soprattutto la velocità di salita in quota a mettere a dura prova le capacità di adattamento dell’organismo umano e quindi sembra essere proprio essa a rappresentare un fattore collegabile al concetto di estremo. Dalle esperienze dell’uomo che ha affrontato in vario modo l’alta quota, possiamo ricavare alcune lezioni: affrontare l’estremo significa risolvere il problema della sopravvivenza; esistono due tipologie di persone che affrontano l’estremo: coloro che lavorano in condizioni estreme ed i turisti; l’organismo umano ha notevoli capacità di adattamento all’ambiente; tali capacità possono essere allenate; la natura seleziona gli individui più adatti all’ambiente; il superamento del limite è a volte una questione di tecnica; talvolta la pratica smentisce le convinzioni scientifiche; la tecnologia rende possibile il superamento del limite e rende fruibile per tutti il suo superamento; le attrezzature ultra moderne possono dare una falsa sensazione di sicurezza; le caratteristiche psicologiche sono uniche e determinanti; se si tratta veramente di estremo, il limite è assai prossimo ed il rischio è molto elevato. Il concetto di estremo è legato a quello di sopravvivenza e viene continuamente messo in discussione dall’evoluzione dei materiali, delle tecniche e dell’allenamento. È impossibile, quindi, prevedere quali saranno gli sviluppi futuri di quelle che oggi consideriamo attività estreme.


Gli strumenti operativi della strategia di comunicazione


Gli strumenti operativi che permettono ad una organizzazione sportiva di realizzare una strategia di comunicazione: l’importanza della comunicazione integrate nel marketing (Marketing Integrated Communication)

Alain Ferrand, Università Claude Bernard, Lione 1, Scuola universitaria interfacoltà di scienze motorie, Università di Torino; Claude Ferrand, Università Claude Bernard, Lione 1

Si presenta un metodo che permette alle organizzazioni sportive di comunicare con le persone desiderate al minimo costo possibile, conservando l’effetto di persuasione desiderato e stabilendo la migliore relazione possibile. La prima tappa consiste nel realizzare una diagnosi interna ed esterna allo scopo di definire le basi di una strategia di comunicazione efficace. Si tratta della scelta degli obiettivi della comunicazione, delle sue finalità, del tipo di strategia, della natura della relazione che é opportuno creare e mantenere con gli obiettivi e dell’ordine di successione degli obiettivi della comunicazione. Questi aspetti sono stati trattati in un precedente lavoro, mentre in questo si affronta la fase operative presentando un metodo e degli strumenti che permettono, da una parte, di scegliere e di organizzare i media da utilizzare e dall’altra, di valutare l’efficacia delle strategie realizzate contribuendo così alla realizzazione di una strategia di comunicazione più efficace in quanto più integrata al marketing.


Cultura aziendale e cultura sportiva


Le sinergie attuali tra cultura aziendale e cultura delle organizzazioni sportive

Daniela Piccolo

Le organizzazioni sportive utilizzano sempre più strumenti gestionali che derivano dalla letteratura e dalle scienze economico-aziendali. Il successo nella loro applicazione dipende, in massima parte, dalla capacità di contestualizzazione rispetto alle peculiarità del sistema sportivo. È in atto un processo di “aziendalizzazione” delle organizzazioni sportive che vede un completo rinnovamento di metodologie, di tecniche e di strumenti del management sportivo. Operare secondo logiche aziendali e impostare una struttura realmente efficace ripensando o, dove necessario, creando funzioni aziendali come marketing, organizzazione, gestione dei diritti tv, gestione dell’immagine, sviluppo dell’area commerciale, finanza, possono consentire una gestione dell’ “azienda” a carattere “manageriale”. La cultura aziendale fornisce alle aziende del settore dello sport alcuni strumenti, è necessario, però, che tali indicazioni siano interpretate con il giusto spirito manageriale. Perciò è necessario che l’intera Società sia responsabilizzata, fino ai livelli più bassi, mediante la condivisione di obiettivi specifici e di adeguate risorse da assegnare per il loro raggiungimento. Nasce così un approccio culturale al management del business sportivo, dove gli obiettivi e le strategie aziendali sono definiti sulla base di valori, idee e principi condivisi dai membri della stessa organizzazione.

La gestione del disequilibrio nella vela

Il controllo posturale statico e dinamico in velisti di classe olimpica “fortyniner”

Dario Riva, Centro Ricerche della Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie, Università degli studi di Torino; Claudio Scotton, Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie, Università degli studi di Torino, Federazione italiana vela; Paola Trevisson, Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie, Università degli Studi di Torino, Luca Ferraris, Federazione italiana vela

Lo studio si pone l’obiettivo di accertare le caratteristiche delle capacità coordinative di velisti della Classe Olimpica 49er. I risultati hanno evidenziato sostanziali differenze tra i due ruoli di timoniere e di prodiere confermando l’ipotesi di partenza che vedeva nel timoniere l’atleta in grado di esprimere la maggior economicità nei movimenti e i più alti livelli di controllo posturale. Queste qualità sono infatti indispensabili per creare i giusti compensi atti a limitare gli squilibri della barca provocati dall’attuazione delle tecniche proprie del prodiere. I dati emersi confermano la necessità, per i velisti di Classi Olimpiche, di incrementare (o inserire nelle sessioni di allenamento, ove non siano ancora previsti) esercizi che stimolino in modo massimale e quantificabile i sistemi propriocettivo, visivo e vestibolare, così da sviluppare, con la progressione dell’allenamento, capacità di controllo “raffinato” del movimento, fondamentali per il livello della prestazione.


Lo sviluppo della velocità di stacco nei salti verticali


Una ricerca sugli esercizi d’allenamento più adatti a sviluppare nei giovanissimi atleti la velocità di stacco nei salti verticali

Karin Knoll, Bettina Perlt, Istituto di scienze applicate all’allenamento, Lipsia

Sono stati studiati alcuni esercizi per lo sviluppo della forza di salto che presentano esigenze diverse per quanto riguarda la coordinazione e il comportamento nello stacco. Il criterio di valutazione adottato era si basava sulle brevità dei tempi di appoggio e il rapido conseguimento del picco di forza. Sono stati così trovati alcuni esercizi adatti allo sviluppo della rapidità di stacco nei salti verticali, nei quali, però svolge un ruolo fondamentale un’esatta esecuzione e quindi un’elevata qualità del movimento, in quanto difetti esecutivi provocano una salita della forza relativamente lenta e tempi d’appoggio lunghi.