Primo storico oro di Domenico Fioravanti nei 100 rana, l’Italnuoto comincia a sognare

20 anni fa i Giochi Olimpici a Sydney
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Il XX secolo si stava per concludere e per il nuoto azzurro i Giochi della XXVII Olimpiade rappresentavano l’ultima occasione per conquistare la prima e tanto agognata medaglia d’oro. Negli sport acquatici, fino a quel momento, le migliori soddisfazioni erano giunte dalla pallanuoto (Londra 1948, Roma 1960 e Barcellona 1992) e da Klaus Dibiasi nei tuffi (Città del Messico 1968, Monaco 1972 e Montreal 1976) riusciti a salire sul gradino più alto del podio olimpico. A Sydney, però, la spedizione azzurra sembrava avere tutte le carte in regola per centrare l’obiettivo, con alcuni atleti di punta tra cui Lorenzo Vismara, Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino nello stile libero, il dorsista Emanuele Merisi, i ranisti Domenico Fioravanti e Davide Rummolo e l’emergente Alessio Boggiato nelle gare miste.

Il giorno dopo la cerimonia d’apertura, il programma prevedeva la disputa dei 100 mt. rana. Tra i sessantacinque partecipanti, l’Italia schierava lo specialista Domenico Fioravanti. Il 23enne di Trecate, cresciuto nella Libertas Nuoto Novara con Paolo Sartori, nel 1998 si aggiudicò nove titoli italiani (tra individuali e staffette), classificandosi al quinto posto ai Mondiali di Perth nei 100 mt. rana. Nel 1999 vinse il suo primo titolo continentale ad Istanbul, che confermò nel giugno dell’anno successivo ad Helsinki, a qualche mese dall’Olimpiade.

Fondamentale, comunque, il sodalizio con Alberto Castagnetti, che aveva intravisto nel nuotatore piemontese uno straordinario potenziale. Il tecnico veronese fu estremamente esigente con il suo allievo, da cui pretendeva sempre il massimo impegno nel corso degli allenamenti, che seppur innovativi, erano massacranti, anche, se a volte, l’impegno sembrava venir meno. Castagnetti, tuttavia, lo convinse delle sue enormi potenzialità, che nel 1999 lo portarono a chiudere la stagione al terzo posto delle graduatorie di fine anno, seppure i Giochi australiani fossero il vero grande obiettivo.

Un percorso di crescita programmato, che doveva culminare con le gare australiane. Nove le batterie in programma al primo turno, che qualificavano le migliori sedici prestazioni cronometriche. Fioravanti vinse l’ottava batteria con il tempo di 1’01”32”, davanti al ceco Daniel Malek (1’01”56), ma soprattutto allo statunitense Ed Moses (1’01”59), secondo miglior specialista di ogni epoca a quei tempi. Successivamente, a distanza di qualche ora, si svolsero le semifinali. Fioravanti s’impose nella seconda semifinale in 1’00”84, precedendo ancora Moses (1’01”22), il giapponese Kosuke Kitajima (1’01”31) e il sudafricano Brett Petersen (1’01”42). Nella prima, invece, si erano qualificati il russo Roman Sludnov in 1’01”15, Malek, il canadese Morgan Knabe e lo svizzero Remo Lütolf.

Il giorno successivo, quindi, arrivò la tanto attesa finale. La tensione era altissima, Fioravanti partiva in quarta corsia (quella destinata ai migliori) e doveva fare i conti con Moses, ma soprattutto con Sludnov, che due mesi prima aveva stabilito il nuovo record del mondo in 1’00”36. In avvio, Moses, specialista nella mezza distanza, si portò subito in testa, virando ai 50 mt. in 28”37, rispetto al 28”91 di Fioravanti, che toccò in quinta posizione, poco dietro i suoi avversari. Nella seconda parte di gara l’azzurro attaccò in progressione, con una frequenza incredibile: prima raggiunse Moses ai 75 mt. e poi lo superò con il tempo finale di 1’00”46 (contro l’1’00”73 dello statunitense), nuovo record olimpico, a soli 10/100 dal primato del russo Sludnov, che si dovette accontentare del bronzo.

fioravanti 100rana poL’Italnuoto salì così per la seconda volta sul podio (a distanza di dodici anni dal bronzo di Stefano Battistelli nei 400 mt. misti a Seul 1988), ma finalmente sul gradino più alto, con il primo titolo olimpico della storia firmato da Domenico Fioravanti. L’azzurro non solo stabilì in successione tre record italiani in altrettante prove disputate, ma dimostrò una grande superiorità, frutto di una tecnica senza eguali. Quel pomeriggio del 17 settembre del 2000, dalle tribune dell’International Acquatic Centre - nella zona occupata dai tifosi italiani - si alzò a gran voce il grido ”Fiore, Fiore!”. Lui sul podio ricambiò con un sorriso e con il tricolore stretto al collo. Fu l’istantanea di un’impresa diventata memorabile.