Cento anni fa nasceva Zeno Colò: il campione che rivoluzionò lo sci alpino

1° ORO OLIMPICO AZZURRO NELLA DISCIPLINA
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Secondo Curzio Malaparte era un “maledetto toscano”. Zeno Colò, nato il 30 giugno 1920 a Cutigliano sull’Abetone (Pistoia) non era un personaggio facile ma semplicemente un grande campione di sci. Un po’ ruvido e scontroso, di poche parole, non seppe conquistarsi le simpatie di alcuni ma certamente impressionò, con i suoi risultati, i tanti appassionati dello sport della neve.

Fu il primo grande campione che lo sci italiano ricordi. La sua carriera agonistica, iniziata molto presto, fu limitata dal secondo conflitto mondiale. Figlio di un boscaiolo dell’Abetone prese a familiarizzare con gli sci forse prima di andare a scuola, tanto che a 16 anni era già nella nazionale giovanile.

Riprese le competizioni all'età di 27 anni e il 9 maggio 1947 a Cortina, stabilì il record del mondo di velocità sui 1000 metri (159,292 km/h) senza casco e utilizzando sci di legno, grazie alla posizione a "uovo" da lui inventata, che ha fatto la storia della specialità. Era anche un grande innovatore. Fu tra i primi a sperimentare le solette in materiale sintetico. Prese parte ai Mondiali di Aspen del 1950 dove vinse la prima medaglia d'oro italiana della storia in discesa, doppiandola in gigante e fu argento in slalom.

Due anni dopo, alle Giochi Olimpici di Oslo, si ripeté in discesa nella gara che ai tempi valeva anche come Mondiale e collezionò complessivamente 29 medaglie ai Campionati Italiani (19 ori, 3 argenti e 6 bronzi) fra discesa, slalom, gigante e combinata.

Terminò la carriera sportiva nel 1954, quando legò il suo nome a un modello di scarponi da sci e a una giacca a vento di un’azienda italiana.In base al regolamento dell'epoca venne ritenuto un professionista, quindi escluso dalle competizioni della Federazione Internazionale. Quell’anno dovette rinunciare a partecipare ai Mondiali svedesi di Are dove accettò di fare l’allenatore - accompagnatore protagonista però di un secondo miglior tempo nella discesa ma come apripista.

Non gli piacque poi la scelta fatta per il suo percorso di tedoforo a Cortina 1956. Avrebbe voluto essere l’ultimo per accendere il tripode invece dovette accontentarsi di una tappa intermedia. Fu riabilitato dalla squalifica nel 1989. Intanto si era rifugiato all'Abetone, contribuendo allo sviluppo e alla crescita della stazione sciistica. Morì a San Marcello Pistoiese il 12 maggio 1993.

Il Comune di Abetone Cutigliano e la società Abetone Funivie festeggeranno il centenario con una serie di eventi fra cui una mostra di articoli e fotografie sulla straordinaria carriera del campione (a Palazzo dei Capitani in Cutigliano), l’arrivo della corsa podistica Pistoia-Abetone a lui intitolata, l’emissione di un francobollo commemorativo, una messa sul Monte Gomito e un monologo a ricordo della sua figura presso la Scuola Norma Cosetto.