Focus sul doping, Gallitelli: importante la personalità giuridica formale di NADO ITALIA

STATI GENERALI - CERCHIO NERO

GallitelliNella seconda parte è stato affrontato il tema del doping in una tavola rotonda moderata da Paolo Brusorio, Capo della Redazione Sportiva de La Stampa e aperta da Francesco Botrè, Direttore Laboratorio Antidoping Roma. “La FMSI mi ha offerto la direzione del laboratorio nel 1998. In poco meno di 20 anni è cambiato praticamente tutto: le sostanze vietate sono passate da 200 a 500, sono stati introdotti i controlli ematici, il passaporto biologico, è stata istituita l’agenzia mondiale, e il reato penale del doping. L’evoluzione tecnologica ha caratterizzato sia il doping sia l’antidoping. Non si può correre più veloce del doping, che non segue le regole, il nostro ruolo è di combatterlo con armi pulite. Chi non segue le regole va più veloce, ma non si può perdere terreno.

 

Il mio sogno è di realizzare una rete di laboratori mondiali, come se fosse un unico laboratorio con 30 sedi e lo stesso metodo messo a punto in un laboratorio deve essere applicato dagli altri laboratori, realizzando una collaborazione scientifica ai più alti livelli che ha come motore l’etica nello sport. La scienza senza l’etica è cieca ma l’etica senza scienza è monca. Questo lavoro va fatto con il massimo rispetto e non si deve mai sparare nel mucchio e accusare un atleta innocente. L’Italia è Italia messa molto bene nella lotta al doping e il nostro laboratorio registra un livello di positività 15 volte superiore ai laboratori mondiali, vuol dire che i controlli sono progettati bene, i prelievi fatti bene così come le analisi. Se ci sono meriti sono del sistema”.

 

Alessandro Donati, Tecnico Sportivo, ha motivato il cambiamento che sarebbe necessario affrontare nelle tecniche di allenamento. “La performance di alto livello potrebbe apparire come sganciata dal contesto sportivo circostante, ma in realtà non è così: è una costruzione complessa che si misura con la condizione del Paese e il suo livello culturale. Negli ultimi hanno è stato registrato un cambiamento demografico e lo stile di vita è profondamente cambiato: oggi i bambini si dedicano attività sedentarie ed è scomparso il gioco spontaneo di movimento. Gli allenatori si devono misurare con questa situazione aggravata dalla situazione dell’attività motoria nella scuola secondaria. Un ulteriore fattore da considerare, inoltre, è quello degli insegnanti di educazione fisica, per cui ci sono sempre meno assunzioni. L’Italia ha perso molto terreno ma la possibilità di recuperarlo è a portata di mano. Da 20 anni c’è stata una rivoluzione nella gestione dell’alta performance, con l’avvento dell’alta tecnologia. Si tende a massificare e trattare atleti tutti allo stesso modo, ma un uso accorto delle applicazioni informatiche e della statistica può consentire l’osservazione del soggetto e l’elaborazione per lui di modello di allenamento. Questo gap tecnologico è da colmare con rapidità”.

 

Elisa di Francisca, campionessa olimpica del fioretto, ha, invece, offerto il suo punto di vista di atleta. “Faccio molta fatica a compilare su internet i whereabouts, mettere l’indirizzo di dove dormo la notte o ricordarsi di cambiare indirizzo, senza fare nulla di male. Sono contro il doping e non cerco scorciatoie. A Rio 2016 sono arrivata seconda perdendo in finale con una russa, subito dopo lo scandalo di doping che c’esta stato, ma non ho pensato nemmeno un secondo che si dopasse. Sono convinta che si vince con il sacrificio. Un confronto con gli atleti stranieri? Gli stranieri non hanno tutti questi controlli, ma io ringrazio di essere italiana. Molto spesso, parlando, mi domandano ma tu sei così impegnata dai whereabouts? Spesso loro fanno i controlli a caso e questo è triste ma noi vinciamo comunque e che ci frega”.

 

Ha chiuso la tavola rotonda il Presidente di Nado Italia, l’organizzazione nazionale antidoping, Leonardo Gallitelli. “Garantire la trasparenza non può non appartenere al mondo dello sport. La nostra attività è autonoma non solo perché nella sostanza il CONI ha voluto che ci fosse questo riconoscimento permanente della sua autonomia ma anche perché applichiamo un codice recepito dall’ordinamento nazionale ma che non è nazionale: il Codice Mondiale Antidoping.

 

Occorre, però, dare a NADO Italia una personalità giuridica formale perché possa essere autonoma così come lo è oggi sicuramente sul piano sostanziale.

L’Antidoping è forse il vero interprete dell’etica nello sport. Ciò che avvicina realmente etica all’atleta è questo meccanismo. Ieri il Presidente dell’Istat ci ha ricordato un’indagine da cui emerge che il 50% si dopa, Il 20% ritiene che il doping sia necessario e la stragrande maggioranza dei soggetti interpellati sa che il doping fa male. Questi sono dati che possono far inquietare. Probabilmente oggi il quadro valoriale non ci sostiene, è smarrito. Nella formazione dei nostri giovani sedentari questo processo allontana dai concetti di bene e giusto che non devono confliggere con l’utile. L’organizzazione antidoping persegue questa educazione al bene e al giusto, ma anche le famiglie e la scuola devono concorrere perché esse sono le istituzioni sociali, insieme allo sport, che formano l’uomo e il cittadino. I nostri ragazzi, forse inconsapevolmente, si avvicinano a sistemi e procedure che degradano la dignità e questo processo formativo. Mi permetto di trasmettere questa sollecitazione: siete uomini del mondo dello sport, non vi stancate di portare un messaggio educativo e concreto all’interno della vostra organizzazione, non vi stancate di aggiornare il whereabout: è un modo per agevolare i controlli, non deve incutere timore. Tante volte si sente parlare di sentenze severe. Io sono per il massimo rigore. Chi viola la regola nello sport non può essere perdonato ma deve essere un esempio per tutti. Nello sport l’etica non può e non deve essere tradita, il nostro mondo deve essere pulito perché così lo vogliamo. Noi dello sport non possiamo non essere quotidianamente un esempio per la società. Talvolta l’occhio è distratto e tutto ciò produce un danno, ma è indispensabile dare un messaggio di pulizia, rigore, etica trasparenza. È ciò che Nado Italia persegue quotidianamente, quello che lo sport persegue sui campi, quello che la società à persegue. Dobbiamo diradare lo smog che avvolge la società e sembra nascondere il malaffare e la scorciatoia. Il doping è corruzione dello sport e noi dobbiamo combatterla”.