Il DT Elio Locatelli pensa a Tokyo2020: "Gli Euroindoor di Belgrado sono un punto di partenza"

ATLETICA

elio locatelliDa Helsinki 1994 a Belgrado 2017. Alla vigilia degli Euroindoor, Elio Locatelli, oggi Direttore Tecnico dell'Alto Livello della Federatletica, ricorda la sua ultima avventura agli Europei sempre alla guida, dal 1987, della squadra azzurra (in quell'occasione, 8 medaglie per l'Italia nella rassegna continentale all'aperto), ma pensa al presente e, soprattutto, guarda al futuro.

"Non so se il mio si possa definire un ritorno - esordisce il DT azzurro in un'intervista riportata sul sito della Federazione - perché l'atletica non ha mai smesso di essere una parte importante della mia vita di dirigente nelle mie lunghe esperienze professionali nell'ambito della IAAF e del CONI. Belgrado è soltanto l'inizio di un percorso. Su 26 atleti convocati, cinque sono all'esordio e l'età media della squadra è di 25 anni. Vuol dire che, accanto ad un gruppo di atleti più esperti, sta emergendo una base di giovani su cui sono al lavoro da tempo Stefano Baldini (Direttore Tecnico allo Sviluppo, ndr) e il suo staff".

 

I tre lunghisti Howe, Jacobs e Randazzo, le tre migliori carte azzurre a Belgrado, possono essere una sintesi del volto che, a livello generazionale, sta assumendo l'Italia Team?
"In questo momento in squadra si intrecciano diversi profili. Howe è il grande campione che, grazie al lavoro con Fabrizio Donato, si sta rigenerando e torna in Nazionale dopo quattro anni di assenza. Jacobs è il nome nuovo e con un notevole potenziale così come Randazzo che, a vent'anni, qui potrà fare un'importante esperienza. E' vero, i tre migliori accrediti stagionali tra gli iscritti corrispondono ai loro nomi, ma bisognerà stare attenti a due atleti come lo svedese, campione uscente, Torneus e allo spagnolo Caceres".

 

Su chi altro si potrebbe scommettere?
"Abbiamo puntato molto sulla 4x400 femminile e ritengo che le nostre ragazze possano giocarsela. Potenzialmente ci sono quattro staffette nel giro di un secondo e mezzo che in pratica vale un posto sul podio. Sono fiducioso nelle prove dell'altista Chesani che vuole alzare l'asticella per difendere il suo argento del 2015, e Tumi, primatista d'Italia dei 60 metri e in crescendo di condizione in una rassegna dove è stato bronzo quattro anni fa. E non dimentichiamo che in questo momento a casa abbiamo altri quattro protagonisti assoluti dell'alto come Tamberi, Fassinotti, Trost e Rossit. Sono in ripresa e aspettiamo di vederli di nuovo in azione all'aperto".

 

Possibili sorprese sotto il tetto degli Euroindoor?
"La Derkach con un salto oltre 14 metri nel triplo può puntare ad un posto tra le migliori d'Europa. Molto motivata anche la lunghista Strati, mentre questo è il contesto giusto per aspettarsi nuovi progressi cronometrici dalle sprinter Bongiorni e Hooper. Nei 3000 metri, oltre ad una ritrovata Viola, da tenere d'occhio Razine e Crippa dopo i 5000 da record a Birmingham".

 

Gli Europei Indoor arrivano dopo nemmeno due mesi che ha ufficialmente assunto il suo nuovo incarico. Che impostazione ha scelto di darsi per affrontare questo impegno?
"L'obiettivo del nostro lavoro deve essere quello di creare intorno agli atleti un ecosistema su misura in cui possano avere a disposizione tutto quello di cui hanno bisogno per esprimersi al meglio. In quest'ottica diventa fondamentale una pianificazione realistica degli obiettivi in un percorso che deve poter permettere anche i tecnici personali di crescere".

 

Come si può fare per innescare questo upgrade?
"Per salti, ostacoli e lanci stiamo avviando una collaborazione con quattro importanti tecnici di altissimo livello internazionale come Vitaly Petrov, Santiago Antunez, Wolfgang Ritzdorf e Werner Goldmann. In questa prima fase saranno a disposizione di atleti e allenatori durante le attività tecniche programmate in Italia". Petrov è l'uomo che ha costruito i successi di superstar di salto con l'asta come Sergey Bubka, Yelena Isinbayeva, senza dimenticare l'iridato azzurro Giuseppe Gibilisco e l'attuale campione olimpico Thiago Braz. Il cubano Antunez è, invece, un maestro degli ostacoli, specialità in cui ha portato al titolo olimpico Anier García e Dayron Robles. Il tedesco Ritzdorf, direttore del centro internazionale di Colonia per il salto in alto, e il connazionale Goldmann sono stati rispettivamente i coach delle altiste Ulrike Meyfarth e Heike Henkel e del discobolo Lars Riedel.

 

Allargando lo sguardo, qual è lo scenario all'orizzonte?
"Ripeto: Belgrado è soltanto il primo passo. Ad agosto ai Mondiali di Londra ci troveremo di fronte a un banco di prova ancora più impegnativo. Ma è da qui che passa la strada che speriamo ci porti a rivedere un'atletica più azzurra in prospettiva Tokyo 2020".